Itinerario turisti dal Mugello, attraverso Pratomagno fino a Valdarino superiore
Stagione: da aprile a ottobre. Tempo: uno – due giorni. Percorsi: 214 km.
Tabella di marcia. Abbandonata Firenze verso nord dopo 26 km ci si imbatte Pratolino, quindi si continua toccando Cafaggiolo (19 km), borgo San Lorenzo (14 km), Vicchio (7 km) e Dicomano (8km). si raggiunge poi Vallombrosa (32 km) dove si devia per il monte Secchieta (9 km); poi si punta verso Castelfranco di Sopra (33 km), loro Cuffenna (10 km) e Montevarchi (11 km). da qui si ritorna a Firenze in 45 km.
Firenze è una luce della civiltà internazionale, traguardo bramato dei turisti di ogni dove e appuntamento fisso dei giovani nordamericani e europei che, nel corso del loro tipico tour d’introduzione, si incontrano sul ponte Vecchio, rigorosamente come al Partenone, a Trinità dei Monti. Eppure a due passi da questa città universale, ci si imbatte, nel cuore della foresta di Vallombrosa, un centro di riposanti silenzi, mentre, nell’altrettanto vicino Mugello, i tipici generi di vita agricoli non sono ancora spenti.
Per conoscere queste bellissima realtà, si va fuori da Firenze imboccando, oltrepassando Sesto Fiorentino, la meravigliosa strada rassegna dei Colli Alti, che corre in mezzo a abeti e pini. Si tocca poi Pratolino, con il grande parco della villa Demidoff, che fu già dei Medici, e quindi il monte Senario dai corposi abeti, per accedere alla fine nel Mugello.
Questa verde valle è incorniciata, come le altre conche toscane, da grandi piani terrazzati di origine fluvio-lacustre, composti da sabbie, argille e coperti da verdeggianti coltivazioni.Il fondovalle, i terrazzi e le prime pendici dei colli che tutte coronano la conca, sono rivestiti da viti e olivi, ma al di sopra dei 400 metri si aprono i boschi: lecci e castagni, uniti spesso a cerri, roverelli e carpini, fino ai 900 metri; faggi, uniti ad abeti bianchi, oltre a questa quota.
Tanta ricchezza di verde e la calma che regna in questa solitaria valle spiegano la preferenza documentata dalle molteplici ville, sia antiche che odierne. Belli sono anche i paesi abitati: Borgo San Lorenzo è il capoluogo, ma anche Vicchio e Dicomano meritano una tappa.
Si esce dalla conca per affrontare il massiccio Pratomagno, forte distaccamento appenninico che l’Arno è obbligato ad evitare lungamente il Casentino e il Valdarno superiore, prima di poter arrivare a Firenze. Il versante nord-occidentale della montagna, contraddistinta da larghe groppe ricoperte da prati, da cui il nome, accoglie la non grande ma fitta foresta di Vallombrosa, residenza un noto monastero, si godono meravigliosi paesaggi sull’Appennino e le sue conche, e si possono arrivare, per strade sempre sommerse nel verde, altri affascinanti e freschi luoghi come il Saltino e, principalmente, il monte Secchieta, che arriva a 1449 metri.
Si discende ora tra fitti boschi fino a Raggello, e seguendo a mezza costa i fianchi nord-occidentali del Pratomagno, terrazzati ad olivi, si fa tappa a Castelfranco di Sopra, nelle cui vicinanze si distende tutto un campionario di manifestazioni di erosione, fra i quali staccano guglie e piramidi incise nei agglomerati e nelle sabbie plioceniche. Da loro Ciuffenna si scende nel fondo nell’antico lago, bordato da compatti strati di argille plioceniche che contengono grandi banchi di lignite, risultato della fossilizzazione della flora, che, visibilmente folta, accerchiava quelle sponde.
La conca fu poi riempita nel villafranchiano da compatti strati di depositi fluvio-lacustri (argille, ciottoli e sabbie) che contengono leggendarie documentazioni fossili.
I resti più rilevanti del Valdarno, come elefanti, ippopotami, mastodonti, è una diversa fauna fossile, sono però a Firenze, nel museo di paleontologia, un vero paradiso per il naturalista, che può entrare anche ai vicini musei universitari: il botanico, che è il più grande d’Italia, con adiacenti erbario e orto botanico, e il mineralogico.
Ecco, il nostro viaggio in Toscana finisce, come è giusto, a Firenze, la città simbolo di questa terra irripetibile.
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