Principali musei in Toscana
Il museo degli Uffizi è uno dei più famosi del mondo per le sue straordinarie collezioni di dipinti e di statue antiche.
Le sue raccolte di dipinti del Trecento e del Rinascimento contengono alcuni capolavori assoluti dell'arte di tutti i tempi. Basta rammentare i nomi di Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Mantegna, Botticelli, Correggio, Raffaello, Leonardo, Michelangelo, Caravaggio.
Importanti sono anche le raccolte di pittori olandesi, tedeschi e fiamminghi. Tra questi: Dürer, Rubens t, Rembrand.
Tra le opere più importanti sono da segnalare: la primavera e la nascita di Venere del Botticelli, madonna del Cardellino di Raffaello, la Medusa del Caravaggio, la Sacra famiglia di Michelangelo e tanti altri capolavori.
La Galleria è situata all'ultimo piano del grande edificio costruito tra il 1560 e il 1580 su progetto di Giorgio Vasari come luogo dei principali uffici amministrativi dello stato toscano.
Fu realizzata per volontà del granduca Francesco I e incrementata grazie al contributo di numerosi componenti della famiglia Medici, entusiasti collezionisti di dipinti, sculture e oggetti d'arte.
Fu riorganizzata e ampliata sotto la dinastia dei Lorena, succeduti ai Medici, e in seguito dallo Stato italiano.
Nel complesso vasariano sono ospitate altre importanti raccolte: la Collezione Contini Bonacossi e il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
Corridoio Vasariano: un corridoio sospeso creato dal Vasari nel 1565, collega l'edificio degli Uffizi con Palazzo Vecchio e con Palazzo Pitti (Firenze). Vi sono in mostra importanti raccolte di dipinti del Seicento e la collezione degli Autoritratti.
Galleria Palatina e gli Appartamenti Reali occupano l'intero piano nobile di Palazzo Pitti, già residenza dei Granduchi di Toscana, prima i Medici e poi i Lorena, e successivamente dei Re d'Italia, dal 1860 al 1919.
La Galleria Palatina, collocata nell'ala sinistra del Palazzo, fu creata tra la fine del Settecento e i primi decenni dell'Ottocento, dai Lorena che sistemarono nelle sale di rappresentanza i capolavori derivati soprattutto dalle collezioni dei Medici, sino ad allora divisi in vari ambienti.
Si tratta di una collezione eccezionale che comprende opere di Tiziano, Raffaello, Pietro da Cortona, Rubens, Caravaggio e di altri maestri italiani ed europei del Rinascimento e del Seicento.
I quadri, con le loro sontuose cornici, rivestono tutte le pareti delle sale, secondo la tradizione delle quadrerie seicentesche. Questo allestimento, insieme alle ricche decorazioni in stucco e agli affreschi correnti nelle sei sale di facciata, assegna alla Galleria un fascino particolare.
Gli Appartamenti Reali occupano le quattordici magnifiche sale dell'ala destra del Palazzo, già abitazione privata delle famiglie regnanti, e sono predisposti con mobili, opere d'arte ed arredi dal Cinquecento all'Ottocento.
La Galleria fu ulteriormente ampliata quando i Savoia nel 1915 diedero in dono l'intero palazzo al demanio pubblico; fu possibile così raddoppiare il numero dei quadri esposti.
Tra i capolavori presenti si possono citare la Madonna col Bambino ed episodi della vita di sant'Anna di Filippo Lippi, databile intorno al 1450; la Madonna col bambino e san Giovannino di Raffaello (1516 circa) e, dello stesso artista, La Velata; il San Giovannino di Andrea del Sarto (1523); i celebri ritratti di Tiziano, di Veronese e di Tintoretto.
La Galleria d'arte moderna è uno dei musei ospitati nel Palazzo Pitti a Firenze.
Questa vasta collezione offre un panorama italiano completo del periodo artistico dalla fine del Settecento (epoca neoclassica) ai primi decenni del Novecento, fondata sulla pittura nostrana ma con qualche importante scultura e con importanti esempi di artisti stranieri.
È ospitata, in ordine cronologico, nell'ala nord del Palazzo al secondo piano in più di trenta stanze, una delle ultime aree del palazzo ad essere convertite in museo, dove fino agli anni '30 del Novecento qualche volta vivevano i rappresentanti di Casa Savoia in visita alla città e dove era ospitata la Biblioteca Palatina, confluita successivamente nella Biblioteca Magliabechiana.
Il percorso espositivo inizia dal neoclassicismo, con opere di Napoleone di Pietro Benvenuti come Il giuramento dei Sassoni, di Giuseppe Bezzuoli come l’ imponente tela de L'entrata di Calo VIII, e di Francesco Hayez.
Le sculture più importanti nelle prime sale sono la Calliope di Antonio Canova, la Psiche di Pietro Tenerami e il noto Abele di Giovanni Duprè.
Fra le opere più conosciute vi sono quelle appartenenti alla scuola dei macchiaioli, l'anticipazione italiana dell'impressionismo, fra i capiscuola Giovanni Fattori, presente con una rilevante collezione di opere, sia carattere storico, sia i celebri paesaggi maremmani, fra le quali l'Autoritratto (1854), Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta (1862), La cugina Argia (1861), Lo staffato (1880), La rotonda palmieri e il Ritratto della figliastra (1889).
Silvestro Lega, fra le tele più importanti La visita alla balia (1873) e Telemaco Signorini, con l’opera la Leith del 1881.
Altri importanti pittori italiani qui presenti sono Giovanni Boldini, con i famosi ritratti dal rapidissimo ed elegante tratto, Federico Zandomeneghi Antonio Donghi, ecc.
L'Opificio delle Pietre Dure ha sede a Firenze in Via degli Alfani con attività di restauro delle opere d'arte e di ricerca scientifica. È uno degli istituti più importanti nel campo del restauro, non solo al livello nazionale, ma anche internazionale.
Il primo nome, Opificio delle Pietre Dure, risale direttamente ad una delle antiche manifatture artigianali di epoca granducale a Firenze, istituito nel 1588 nell'ex-convento di San Niccolò dal Granduca Ferdinando I de' Medici come manifattura di opere in pietre dure, con la quale si conseguono tutt'ora splendidi intarsi con pietre semipreziose. In particolare il granduca aveva bisogno di formare le maestranze necessarie per realizzare la grande cappella dei Principi in San Lorenzo, coperta di marmi intarsiati.
Alla fine del XIX secolo, con il tramonto delle dinastia medicea prima e lorenese poi, cessò anche la richiesta di produzione di arredi in commesso di pietre dure e si passò dalla attività di manifattura a quella del restauro della produzione precedente.
Oggi il piccolo ma interessante museo raccoglie alcuni esempio di lavori in pietre dure, fra i quali, piani di tavolini, placche e targhette varie intarsiate, con un grande repertorio di decorazioni, per lo più con fiori, animali e frutta, ma anche con altre scene pittoriche, fra le quali una famosa veduta di Piazza della Signoria.
Alcuni spazi sono dedicati a pietre particolari, come la pietra paesina, estratta vicino a Firenze, i cui strati di colori diversi, se separati opportunamente, danno l'illusione di un paesaggio roccioso dipinto.
Al primo piano sono esposti gli strumenti per l'intarsio ed un campionario completo delle pietre dure risalente all'epoca dei Medici.
Nell'ultima sala sono mostrati vasi e suppellettili decorate in stile liberty dei primi del Novecento, fra le quali il piano con fiori e uccelli di Niccolò Betti (1855).
Il Museo del Bargello conserva straordinarie raccolte di scultura e di “arti minori”.
E' collocato in un imponente edificio costruito intorno alla metà del Duecento per il Capitano del Popolo, che divenne in seguito sede del podestà e del Consiglio di Giustizia.
A partire dal 1865, sono confluite nel palazzo, diventato Museo Nazionale, alcune delle più importanti sculture del Rinascimento, tra le quali capolavori di Donatello, di Luca della Robbia, del Verrocchio, di Michelangelo, del Cellini.
In seguito il museo si è arricchito con prestigiose raccolte di bronzetti, cere, maioliche, smalti, medaglie, avori, ambre, arazzi, mobili, tessili e sigilli, provenienti in parte dalle collezioni medicee e in parte da donazioni di privati.
La Sala di Michelangelo espone opere del grande artista del Rinascimento: il cosiddetto Bacco ebbro, scolpito a Roma tra il 1497 e il 1499; il tondo marmoreo della Madonna col bambino e san Giovannino, eseguito nel 1504 per Bartolomeo Pitti; il David-Apollo, statua marmorea, cominciato nel 1531; il Bruto, busto marmoreo eseguito intorno al 1540.
Inoltre, di Jacopo Sansovino, il Bacco, statua marmorea eseguita intorno al 1520; il busto di Cosimo I di Benvenuto Cellini, in bronzo; sempre per la scultura del Cinquecento, il celebre Mercurio, splendido bronzo del Giambologna del 1564.
Nel 1886 il vasto salone che un tempo era la Sala del Maggior Consiglio fu destinato ad accogliere le opere di Donatello e di altri scultori del Rinascimento fiorentino.
La collezione di maioliche del Bargello deve molto al collezionismo dei Medici, in particolare a quello di Cosimo I, che amava particolarmente l'arte della ceramica e della porcellana.
Grazie ai numerosi contributi, anche di collezionisti moderni, la sala offre un panorama quasi completo della storia della maiolica italiana.
La Sala del Verrocchio ospita sin dal 1873 opere toscane della seconda metà del Quattrocento; l'artista meglio raffigurato è ovviamente Andrea Verrocchio, che dà il nome alla sala. Tra le sue opere, molto noto è il David in bronzo, commissionatogli dalla famiglia dei Medici, che campeggia al centro della sala.
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