Storia del complesso vulcanico del monte Amiato
L' abbondante presenza di acqua ha reso il territorio desiderabile per gli stanziamenti umani già in età preistorica: proprio all'altezza delle sorgenti con i primi insediamenti umani, iniziarono a sorgere i dodici villaggi che ancora oggi compongono l'abitato intorno all'Amiata.
Tracce di questa presenza antica sono riemerse dall'Abbazia di San Salvatore: gli scavi hanno permesso di recuperare alcune suppellettili di origine tirrenica e attica databili intorno al VI secolo a.C.
Quel che è certo è che fin dall'antichità la montagna fu una risorsa fondamentale per l'approvvigionamento di legname e metalli: già i Fenici conoscevano e sfruttavano l'ambiente naturale; ma i primi a prendere possesso del territorio furono gli Etruschi che, tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.C. costruirono le città di Bolsena, Chiusi, Orvieto, Roselle, Vulci.
In epoca etrusca il monte Amiata rappresentava il confine tra L'Etruria settentrionale ( che iniziava dagli Appenini ) e quella meridionale ( che proseguiva fino al Tevere ).
Probabilmente in un luogo di frontiera come questo gli etruschi costruirono un santuario, la presenza del quale sarebbe confermata dal nome della località Seggiano, che deriverebbe dell'etimologia aedes, “tempio”.
Secondo un' altra ipotesi il nome Seggiano, deriva da Giano, la divinità bifronte a cui sarebbe stato dedicato il santuario, in quanto protettore delle condizioni di passaggio.
Il concetto di sacralità comunque è stato da sempre associato alla montagna amiatina, gli etruschi le attribuivano una duplice valenza: in quanto sommità era consacrata al sovrano degli dei, Giove, in quanto vulcano era collegata con il mondo degli inferi.
Il culto divino di questo monte si affermò anche in epoca preromana: i suoi boschi si popolarono di ninfe preposte alla protezione delle acque termali, e il culto del dio Giove e della dea Latona risulta evidente dai nomi di Montegiovi e Montelaterone.
Il nome Amiata sembra derivare invece da Heimat, un termine di origine germanica con cui i longobardi vollero designare la montagna.
E' stato proprio l'arrivo di questo popolo nell'Alto Medioevo a rappresentare un importante momento di cambiamento per il territorio:
in particolare si stabilì in queste zone, intorno VIII sec d.C., la famiglia longobarda degli Aldobrandeschi, conti palatini, i quali procedettero alla costruzione di numerosi edifici, fortezze e torrette di avvistamento, segno di una forte volontà di insediamento nel territorio; volontà dovuta alla posizione strategica rappresentata dall'Amiata che consentiva il controllo di tutta la Toscana.
Di fondamentale importanza risulta la fondazione dell'Abazia di San Salvatore, risalente all' VIII secolo, che rappresenta il momento culminante della politica di urbanizzazione longobarda: attorno a questo importante centro religioso si crea un primo borgo medievale, dal quale prende il via lo sviluppo urbano di tutto il comprensorio.
La componente mistica legata al luogo si è protratta sino all'epoca moderna, non solo con i monaci dell'Abbazia, ma anche con l'esperienza della setta religiosa guidata da Davide Lazzaretti sul finire dell'8oo, che fondò la chiesa di Giurisdavidici (ancora visibile sul monte Labbro ); e in tempi più recenti con la fondazione di una comunità buddista nelle vicinanze di Arcidosso.
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